Il titolo di studio non sfruttato costa all’ex moglie la riduzione dell’assegno divorzile
La disponibilità di un titolo di studio – una laurea, per la precisione, in questo caso – e il mancato impegno nello sfruttarlo in ambito lavorativo costano alla donna una riduzione dell’assegno divorzile riconosciutole in Tribunale. Vittoria parziale, quindi, per l’ex marito, che ora dovrà versare alla donna 900 euro al mese, e non più 1.400 euro, come stabilito in un primo momento. Evidente per i giudici che la donna sia in grado di procurarsi adeguate risorse economiche e che non regga la tesi, da lei proposta, secondo cui ha grosse difficoltà nell’approcciare il mercato del lavoro. Inutile anche il richiamo fatto dalla donna all’apporto da lei fornito alla cura della casa e dei figli e alla crescita professionale dell’ex marito. Questi elementi non sono sufficienti per consentirle di evitare il ‘taglio’ dell’assegno divorzile. Fondamentale, in questa ottica, è invece, secondo i giudici, che ella si sia limitata a lamentare una generica impossibilità di reinserimento nel mondo del lavoro, pur avendo a disposizione un titolo di studio.